sabato 27 novembre 2010

23 - Il reame frastagliato

Wodan ruotò il cosmolabio finché dalle viscere dell'enorme groviglio di ruote dentellate e sfere metalliche non emerse l'architettura dell'intero piano etereo. Osservò i piani elementali vorticare disperdendo brandelli di materia nella nebbia, mentre le radiazioni contrapposte dei due piani dell'energia ricucivano quei brandelli formando semipiani di ogni sorta, che lentamente scomparivano nella foschia lattiginosa.
«Maelost, il reame frastagliato... il reame nero... - mormorò. - generato migliaia di anni fa dalla mente di un gruppo di ombre ambiziose.» Kerter abbassò per qualche secondo la testa. Wodan aveva aumentato le proprie dimensioni divenendo alto quasi dieci metri. La testa della divinità sfiorava con i lunghi capelli argentei la volta a cupola della sala del cosmolabio, ma in questo modo Wodan riusciva a manipolare con facilità l'intero meccanismo, osservando in ogni istante qualsiasi cosa che accadeva nel multiverso. La viandante planare si tolse gli occhiali e li lucidò con un lembo della casacca, poi tornò a poggiare le lenti sulle sue orecchie appuntite. «Perché è importante Maelost, signore?» Chiese. Nella mano stringeva uno dei tanti tomi sull'evoluzione planare che erano gelosamente conservati nella biblioteca di Eclipsia. Aveva cercato per qualche ora di dare un senso alla presenza di quel gruppo di avventurieri su quel semipiano, ma nessuna convergenza di eventi aveva prodotto risultati che la aiutassero ad avere una risposta.
«Perché la risposta non c'è, piccola mortale. - le rispose Wodan, che nel frattempo doveva averle letto il pensiero - Maelost è solo un gradino, e la scala che conduce alla liberazione di Shannok è ancora lunga e tortuosa. I destini di molti mortali si intrecceranno cercando di dare un senso e una spiegazione a questi eventi, ma il più delle vostre menti è capace solo di riduzioni artificiose che depauperano la moltezza delle strade realmente possibili.» Con un colpo di mano, Wodan scosse la struttura metallica del cosmolabio, che sussultò e roteò con forza facendo scricchiolare ognuna delle ghiere e dei supporti che la componevano. Maelost apparve di fronte al suo naso, emergendo dalle nubi eteree. Un globo nero pulsante di energia, avvolto da fulmini, pioggia e oscurità.
«Le creature Valgoss di Maelost saranno un prezioso alleato, - proseguì la potenza - ma è ancora difficile prevedere in che modo il loro destino influirà nelle trame dell'ordine, anche per una divinità come me. Probabilmente altri immortali sono coinvolti, e il loro scrutare interferisce con il nostro. Questa faccenda rischia di scuotere la grande ruota sin dalle sue radici, e anche se nessun dio interferirà direttamente con quanto accade, è probabile che in molti abbiano interessi affinché il futuro imbocchi un sentiero anziché un altro.» Le dita di Wodan afferrarono la sfera di maelost. Il dio chiuse gli occhi. Giunsero nella sua mente le immagini di Abraxas e Celeborn che sopravvivevano allo scontro con un feroce Slayith, lasciando nella caverna il corpo di un altro viandante planare. Poi li seguì fino al villaggio di Aml, dove vennero scambiati per emissari divini. Il capo della tribù, lo sciamano Zephiel, e suo figlio Rather, li invitarono ad aiutare uno dei loro uomini, Brindel, a superare il rituale per divenire Ospite. Un nuovo alleato si unì a loro, un mezzorco chierico animato da nobili intenti. Zephiel disse che solo l'Ospite, un oracolo in comunione con il dio dei vermi, poteva rispondere alle loro domande sull'ombra di ferro, che a quanto pare stava dilagando anche sul reame frastagliato. Wodan li vide scontrarsi contro un affine dei beholder rianimato da una stele avvolta di energia necrotica, salvare Brindel e recuperare lo scettro dei Valgoss, l'artefatto tramite il quale è possibile fondere il proprio corpo con quello dei vermi di Maelost. Abraxas ci era riuscito, captando i pensieri dei vermi era venuto in possesso di tutte le informazioni che i Valgoss avevano raccolto sull'ombra di ferro. «Si muove strisciando di piano in piano, come se bramasse di espandersi.» Commentò Wodan. La mezzelfa annotò ogni cosa su un taccuino. «Signore, credete che troveranno un modo per fermarla?» Domandò Kerter. «Il modo già esiste. Questi mortali non sono gli unici che si stanno muovendo per impedire che l'ombra di ferro divori ogni ambizione nei piani esterni.»

venerdì 5 novembre 2010

22 - Un'antica visione del Multiverso

«Kliktrix avrebbe dovuto cavarsela da sola, adesso. La regina si sarebbe ripresa presto, e la ricostruzione dell'alveare procedeva nonostante l'ombra di ferro continuasse a contagiare sempre più operai. La forza lavoro si assottigliava sempre di più. I mirmarchi spedirono i viandanti planari indietro da dove erano venuti, e poi tornarono ad occuparsi della loro terra.
La mappa di Ghiaridonna, la bariaur che si era spacciata per il mirmarca Demansiq e aveva tentato di prendere il potere presso la colonia formian di Arcadia, sembrava riprodurre una visione antica e poco famigliare del multiverso. Dopo averla rinvenuta sul corpo dell'impostore, i viandanti planari l'avevano esaminata assieme presso il campo base della gilda. La disposizione dei piani, il loro orientamento, la rappresentazione... poteva ricondursi a una cartografia planare di 700 anni fa. Il simbolo in basso a destra inoltre sembrava appartenere a una gilda molto antica, antecendente alle stesse fazioni di Sigil, conosciuta come: l'ordine di Shannok. Nei tomi polverosi della biblioteca dei viandanti planari, nonostante l'enorme quantità di fonti, era possibile rinvenire ben poco a riguardo. Si trattava di una congrega filosofica molto simile alle attuali fazioni, ma con una impostazione del tutto inedita. Secondo l'ordine di Shannok, il multiverso non è che un gigantesco rompicapo, un enigma posto da qualcuno ancora più in alto delle potenze, un rebus che attende di essere decifrato. E la ricompensa per chi ne trova la soluzione, è di ascendere a un grado di consapevolezza al di sopra delle divinità stesse. Nessuna informazione invece per quanto riguarda i membri, l'organizzazione, i luoghi che l'ordine frequentava. I libri riportavano lo scioglimento dell'ordine datandolo circa 500 anni fa, prima della nascita delle fazioni, ma nessun testo menzionava il motivo per il quale l'ordine si era sciolto. Ai viandanti planari non restava che proseguire nella loro missione, cercando di comprendere in che modo l'ombra di ferro potesse essere collegata con questa misteriosa e antica congrega.»
- tratto da "Memorie dell'ordine di Shannok dopo la caduta di mio figlio" di Abel Pledisis

giovedì 7 ottobre 2010

21 - Un multiverso perfetto

Hannok aveva capito tutto. Il reggente Demansiq non era quello che diceva di essere. Una potente maga bariaur di nome Gharundaria aveva assunto le sembianze del mirmarca formian per prendere il controllo di Kliktrix, sfruttando la scomparsa della regina. Ancora qualche questione rimaneva irrisolta... qual'era lo scopo di Gharundaria? C'entrava qualcosa con l'avvento dell'oscurità di ferro? Ma si trattava di domande che sarebbero rimaste senza risposta, almeno per il momento.«Okama watuse!» gridò lo gnomo, di fronte al portale segreto che da casa sua conduceva al primo materiale. Da lì, con un secondo salto, sarebbe arrivato a Sigil, laddove poteva cercare ulteriori informazioni sulla bariaur. Ricordava di averla già vista, presso la Sala dei Registri, la sede dei Destinati. Hannok sapeva che la fazione dei Destinati era terribilmente avida. Avrebbero potuto fare tutto questo solo per un loro tornaconto? Distruggere centinaia di vite per una questione di potere e ricchezza? Tornò con la testa alla realtà. Il portale si era aperto, un bagliore soffuso venato di iridescenze. Era il momento di andare.
«Hannok Ringfinger!» Una voce lo raggiunse proprio nel momento in cui si apprestava a scomparire. Delos e Rea Hagarton apparvero emergendo dal fondo del suo laboratorio. L'einerjar tatuato di rosso già roteava in aria le pesanti catene chiodate che amava usare come arma. La stregona al suo fianco celava i lineamenti sotto una pesante cappa ricamata. «Ti stavamo aspettando. – continuò Delos – Stai andando via?» «Ho impegni altrove. – Rispose ironico lo gnomo. – Perdonatemi.» «Non essere sciocco, Hannok. Abbiamo ascoltato mentre pronunciavi le parole. Conosciamo la chiave. Possiamo seguirti, non puoi fuggire.» «Che cosa volete?» Hannok lasciò che il portale si richiudesse, tornando ad essere completamente invisibile. La stanza ora era illuminata solo da alcune candele, accese dallo gnomo quando era entrato. «Vogliamo ristabilire l'ordine. – Affermò l'einerjar – Non hai a cuore il destino dell'alveare? La regina ha fatto molto per te, a adesso che l'alveare ha bisogno di menti brillanti, gli volti le spalle e te ne vai?» «Per il bene dell'alveare avete saccheggiato la mia casa, confiscato i miei beni e approfittato della mia malattia. Mi sembra di aver fatto già abbastanza. Ho altri affari che mi attendono a Sigil, sono sicuro che il reggente Demansiq sarà in grado di gestire la situazione. Quello che non capisco è... per chi lavorate, voi?» «Noi lavoriamo per chi è in grado di ristabilire l'ordine. – gli rispose Rea, mentre la sua voce si faceva sempre più stridula e squillante. – Non solo nell'alveare, ma nel multiverso.» Nel tempo che la stregona aveva impiegato a terminare la frase, la sua forma si era mutata in una copia esatta di Hannok. Peccato per il suo bastone, che restava della taglia di una creatura più grande, risultando del tutto sproporzionato. Lo gnomo indietreggiò di un passo caricando energia magica tra le dita minute. «Tranquillo, Hannok... se anche la mia etica non fosse contraria a questi metodi, non avremmo comunque bisogno di torturarti per sapere quello di cui abbiamo bisogno. – Sussurrò Delos. – Rea è in grado di leggere nei tuoi pensieri. La legge tornerà a splendere su Arcadia... e poi... ovunque. Un multiverso perfetto. Noi... lo realizzeremo.»

martedì 28 settembre 2010

20 - Hannok al cospetto di Demansiq

Il bagliore del teletrasporto illuminò le pareti lisce e spoglie della monumentale sala del trono. La pietra delle colonne sembrava modellata piuttosto che scolpita, e la loro roccia si fondeva armonicamente con quella del pavimento e dei soffitti, altissimi, squadrati da volte mirabolanti. All'interno della sala, una dozzina di soldati formian, con il corpo coperto da piastre chitinose perfettamente incastonate sul corpo, si voltarono quasi all'unisono verso la luce. Quando Hannok comparve all'interno della stanza, teletrasportato direttamente davanti alla più importante autorità di Kliktrix, si ritrovò dodici lance acuminate puntate addosso. «Sono qui per vedere la regina!» Balbettò. «La regina è scomparsa.» Rispose prontamente un soldato. Hannok sgranò gli occhi. La regina scomparsa? Forse era dispersa, coinvolta nel cedimento della diga in maniera diretta? Ora però non era il momento delle domande. Bisognava avvertire il reggente, chiunque fosse. «Sono Hannok Ringfinger e devo parlare con il reggente. Chi ha reclamato lo scettro reale?» «Demansiq, il mirmarca seicentoundici.» Gli rispose un soldato. «Ti portiamo da lui.» Un modrone spalancò la porta circolare della stanza dove Demansiq stava ricevendo alcuni mirmarchi. All'interno della sala c'era solo un tavolo e alcuni sgabelli formian, nemmeno sufficienti a far sedere tutti i presenti. Lo gnomo fu lasciato ad attendere nel corridoio per qualche minuto, poi le formiche lo invitarono ad entrare. «Hannok Ringfinger! - esordì il reggente - La conosco per fama.» Il reggente era un mirmarca di dimensioni notevoli, con placche bruno-rossastre tirate a lucido e vesti leggere che gli avvolgevano il corpo insettoide. Stringeva in mano lo scettro reale, che lo designava come attuale capo dell'intera comunità formian di Kliktrix. «Sono il reggente Demansiq, - disse il mirmarca, riprendendo la parola - e mi dispiace di non potervi accogliere in una sede di maggior conforto, ma la sala del consiglio è stata adibita a rifugio temporaneo per gli operai senza nido, come molte altre zone della corte.» «Capisco... - disse Hannok, lanciando un'occhiata agli altri formian nella stanza. - Devo discutere con voi del morbo.» «Quale morbo?» Il reggente sembrava seriamente sorpreso. Hannok provò a spiegare. Non era facile. Non si trattava di una malattia naturale, né di una maledizione. Il morbo si diffondeva privando di parte del senno ogni persona contagiata. Iniziativa, ardore, ispirazione, creatività, coraggio. Hannok descrisse con dovizia di particolari l'assenza di ognuna di queste emozioni, fintanto che era stato preda del morbo. A quel punto Demansiq comprese. «Sono gli stessi sintomi che ha descritto Ktasi... l'ha chiamata "oscurità di ferro" e ci ha avvertiti di non sottovalutarla...» «Se voi mirmarchi vi foste affacciati a dare un'occhiata nei campi di lavoro, presso la diga, vi sareste accorti di molti operai che sedevano ciondolando senza desiderio alcuno di svolgere qualsivoglia mansione!» Hannok puntava il suo piccolo dito verso i formian nella stanza. «E voi, come siete guarito dall'oscurità di ferro?» Domandò uno dei saggi. Hannok si voltò, come per guardarsi indietro, poi si grattò la testa. Che diavolo di fine avevano fatto quegli avventurieri?

mercoledì 22 settembre 2010

19 - La tragica e commovente fine del drago Talleax

Il corpo di Talleax fu trascinato fino ad una caverna nell'alveare interno, affinché gli operai lo smembrassero per ottenerne carne, unguenti magici e materiale per armi e armature. Non capitava tutti i giorni che un gruppo di avventurieri si sbarazzasse di un drago di bronzo adulto. Per quanto Talleax fosse nato senza l'acutezza propria dei draghi della sua stirpe, il suo morso era terribile, i suoi artigli taglienti e il suo soffio devastante. Eppure il suo corpo giaceva senza vita davanti agli occhi (compositi e sfaccettati) del capitano Fkrid.«Cosa è successo, Fkrid? - una voce rimbombò nel cunicolo alle spalle del formian soldato - Com'è possibile che qualcuno abbia ucciso Talleax?»
Si trattava del mirmarca Demansiq, il formian che all'abbandono della regina aveva preso possesso dello Scettro divenendo così l'attuale reggente di Kliktrix. Avanzava sulle sue quattro zampe chitinose, avvolto da un'armatura di cuoio rosso e dai diademi del regnante in carica. Fkrid non aveva simpatia per Demansiq. In un momento di panico come quello, con la città allagata e centinaia di morti, avrebbe preferito un reggente meno emotivo e più pragmatico, ma la legge formian parlava chiaro: chi reclamava lo Scettro aveva il diritto di regnare fintanto che la nuova regina non fosse divenuta adulta. «Si tratta di avventurieri, mirmarca Demansiq. - spiegò il capitano. - Viandanti planari di una certa esperienza, abbastanza da uccidere Talleax.» «Hanno violato la sala delle reliquie?» Domandò l'altro con apprensione. «Sì... Ma stranamente non hanno rubato nulla. Come se avessero voluto solo... dare un'occhiata.» Demansiq si produsse in una espressione piuttosto meravigliata, per quanto fosse possibile farlo, giacché l'espressività formian è quasi del tutto inesistente. «Cosa vogliono allora?» Il capitano Fkrid scosse la testa, facendo dondolare le lunghe antenne. Nella camera scese un silenzio macabro. Il corpo del drago, martoriato dai colpi di spada e dalle esplosioni magiche, sembrava trovarsi in quel luogo come un monito, come a prospettare un futuro altrettanto cupo per tutto l'alveare formian.
Il momento di contemplazione fu interrotto dall'incedere di una decina di operai, che conducevano nella stanza la mirmarca Ktasi. La vecchia formian (si diceva che avesse più di trecento anni) si mosse sulle proprie vecchie zampe fino al corpo di Talleax. «Vecchio stupido drago... - Mormorò, come se nessuno potesse sentirla. - Sei rimasto fedele fino alla fine. Farò in modo che il tuo corpo continui a servire l'alveare anche dopo la morte.» Poi si voltò versò Demansiq, trafiggendolo con uno sguardo di rimprovero. «E voi... fareste bene a preoccuparvi dell'oscurità di ferro, o non resterà più nessun operaio in grado di prestare ascolto all'autorità di un reggente!» Il mirmarca Demansiq richiamò i soldati della sua scorta con un gesto, e velocemente uscì dalla stanza. Il capitano Fkrid non esitò a fare lo stesso, lanciando un ultimo sguardo verso Ktasi, che sfoderano dei lunghi coltelli affilati si apprestava a squartare la carcassa del drago.

mercoledì 15 settembre 2010

18 - Chiedere il permesso

Il drago di bronzo parlava ammucchiando le parole una sull'altra, come se volesse tirarle tutte fuori per poi riusarle in un secondo tempo. Ogni tanto tra i tanti sostantivi, aggettivi e avverbi, ci metteva anche un verbo. Il capitano Fkrid lo lasciò fare per diversi minuti. Era pur sempre un drago di bronzo, e qualche volta in passato si era arrabbiato. E il capitano Fkrid non voleva avere niente a che fare con un un drago di bronzo mentalmente instabile e incazzato. Aveva altri problemi da risolvere. Il cedimento della diga, l'alveare completamente allagato, centinaia di formian annegati, dissidenti che cercavano di prendere il potere, rivolte all'interno di Kliktrix... per non parlare di quella strana epidemia, se di un morbo si trattava. "Ok signor Talleax, non ho capito niente, può ripetere con calma?" Il drago ritirò il collo e roteò gli occhi. Talleax era un alleato prezioso, forte e potente, ma ingenuo e stupido come un bambino. Quando la comunità formian l'aveva trovato, ancora cucciolo, ai piedi di una collina sugli altipiani di Arcadia, sembrava ovvio quanto fosse accaduto: il nascituro era stato ripudiato dalla nidiata. Era stato sfortunato, era nato con qualche valvola in meno nel cervello, ma i mirmarchi di Kliktrix capirono immediatamente che il drago poteva essere utile. Ormai da tantissimi anni Talleax faceva la guardia alla sala del tesoro del condotto minerario, considerandola come la propria casa. Fkrid non l'aveva mai visto così agitato. Ciondolando la mano atrofizzata, Talleax cercò di riprendere il discorso. "Viandanti planari, signore. Vogliono visitare la stanza scintillante. Hanno chiesto di poter entrare ma io non ho la chiave e so bene che c'è bisogno del vostro permesso, o di quello di un'altra autorità. Loro hanno detto va bene. Allora io sono venuto a chiedere il permesso. Ma come mai c'è tutta quest'acqua, nei corridoi?"

domenica 5 settembre 2010

17 - Rapporto

"Lo scontro contro Gerrzog e i suoi alleati, dei terribili Vrock richiamati grazie a un prodigioso anello magico, aveva messo a dura prova l'intera gilda dei Viandanti Planari. Hav'run Thain, il minotauro a capo del campo, era riuscito a sopravvivere allo scontro riportando tuttavia delle profonde ferite che nemmeno la Vagis era riuscita a sanare completamente. Seguendo a ritroso la pista del demone, gli avventurieri erano riusciti ad annodare qualche filo. La maga Shevereska, un tempo nobile alleata della gilda e compagna di Oriam Triscalia, doveva essere impazzita. Dopo aver evocato lei stessa il demone Gerrzog, vi aveva stretto un patto, costringendo Oriam a fabbricare per lui un anello che lo aiutasse ad evocare altri demoni in suo aiuto. Gerrzog aveva preso possesso di una delle piattaforme della Scala Infinita e ottenuto la fedeltà anche di alcuni umani, che per bramosia di potere non avevano esitato a sposare la sua causa: Unthre era uno di questi. Ma ora che Unthre e anche Gerrzog erano stati sconfitti, gli avventurieri avevano bisogno di trovare Shevereska e liberare Oriam. Fu lo stesso Oriam ad avvertirli che la sua compagna non era più la stessa. Come se soffrisse di crisi di identità e vittima di personalità multiple, Shevereska aveva fatto ritorno al campo base mentre il gruppo liberava il mago dalla prigionia. Tornati alla gilda, molti viandanti planari si erano offerti di mettere fine alla faccenda circondando la tenda della maga e minacciandola di uscire. Ma qualcosa di imprevisto stava accadendo: la maga non sembrava sola. Una entità invisibile e molto potente la supportava durante il combattimento, cercando di penetrare le menti dei suoi avversari e lanciando magie molto al di sopra della portata di un mago come lei. Alla fine, i viandanti planari ebbero la meglio, la maga perse la vita nel rogo della sua tenda e l'entità invisibile fu costretta a fuggire senza che si riuscisse a identificarla. A seguito di quanto accaduto, come riportato da questo medesimo rapporto, si chiede formalmente di concedere ad Abraxas, Dekotor, Celeborn e Zeluen la possibilità di accedere alla gilda dei viandanti planari, e di chiedere di farne parte, come da regolamento della gilda stessa, pagando la retta annuale e giurando di obbedire alle semplici regole della nostra associazione." RAPPORTO DI GUSTAV CORTAZAR - MEMBRO n°23.963