martedì 13 luglio 2010

16 - Il piano di Gerrzog

Gerrzog non poteva credere ai propri sensi. Non aveva mai considerato la razza umana degna di alcun rispetto, ma stavolta non avrebbe mai scommesso su quanto era accaduto. I quattro viandanti planari che si erano presentati al suo cospetto meritavano di essere schiacciati come blatte, già solo per il fatto di aver ucciso Unthre, il suo generale. Ma Unthre era solo una pedina, un umano che aveva deciso di servire Gerrzog in cambio di potere. Il demone aveva perciò deciso di giocare con coloro che l'avevano tolto di mezzo, la stessa carta che aveva giocato con lui. Un desiderio, in cambio di un favore. C'è da dire che pur essendo un Glabrezu, Gerrzog era assai meno incline all'uso della persuasione di molti esponenti della sua razza. Oltre a questo, era assai più ambizioso. Quando Shavanistra l'aveva evocato, per sbaglio o per presunzione, non aveva nemmeno provato a sedurla con il potere. L'aveva sollevata in aria, scagliata in un angolo della scala e poi aveva distrutto i collegamenti per quella sezione. E il mago di cui lei era apprendista, Oriam Triscalia, a lui non aveva offerto nessuna ricompensa affinché collaborasse e si mettesse al suo servizio, no, con il vecchio le minacce avevano funzionato meglio. La Scala Infinita era il luogo perfetto per guidare un'armata di demoni attraverso i piani, creare avamposti in luoghi altrimenti irraggiungibili, e invadere lentamente gli angoli più distanti del multiverso. Shavanistra aveva condotto in quel luogo magico, denso di caos, l'agente del caos che meglio ne avrebbe sfruttato le caratteristiche. Ma la scala era immensa, e i suoi passaggi indecifrabili... i suoi percorsi labirintici. Aveva bisogno di informazioni, indicazioni, mappe. Unthre gli aveva detto che a poche ore di distanza, salendo e scendendo i gradini, si poteva giungere al campo base della Gilda dei Viandanti Planari, e nelle biblioteche colme di tomi e manuali avrebbe potuto trovare il sapere che cercava. Ma come cogliere di sorpresa un campo di avventurieri? ...e come eludere la sorveglianza? Gerrzog non era uno stratega. Con gli oggetti magici creati per lui da Oriam avrebbe potuto evocare alcuni potenti alleati, e grazie al cubo dei portali avrebbe potuto comparire nel mezzo del campo nemico, e distruggere tutto e tutti prima ancora che si rendessero conto di essere in pericolo. Una tattica d'assalto che Gerrzog avrebbe potuto ripetere, con più alleati e maggiore pianificazione, se avesse funzionato. Gli serviva solo qualcuno che piazzasse il cubo dei portali nel campo della Gilda dei Viandanti Planari. Unthre era troppo imprevedibile. Quel gruppo di quattro spauriti avventurieri invece faceva proprio al caso suo.
Ma tutto sembrava essere troppo facile. Aveva chiesto loro un favore, e in cambio li avrebbe risparmiati e se avessero portato a termine la missione, avrebbe fatto loro dono di un desiderio. I quattro avevano accettato, ma nemmeno Gerrzog credeva fino in fondo che avrebbero davvero portato il cubo dei portali presso il campo della gilda. E invece l'avevano fatto. Un portale si stava aprendo di fronte a lui, un portale per il campo base degli avventurieri! Certo, nel varcarlo avrebbe sfidato le leggi della Scala Infinita, sarebbe potuto finire altrove, squarciando il velo. Ma valeva la pena rischiare. Era un glabrezu! In quale luogo peggiore dell'abisso sarebbe mai potuto capitare, se la scala l'avesse spedito in qualche punto sperduto del multiverso? Strinse l'anello di Oriam nel pugno, e balzò oltre il portale. Il velo non si squarciò. Gerrzog emerse nel mezzo del campo base della Gilda dei Viandanti Planari.

venerdì 9 luglio 2010

15 - La Scala Infinita

Il velo della notte si squarciò per un istante, nel momento in cui i quattro pellegrini giunsero presso i Cancelli della Luna. Le stelle precipitarono in mare per un istante, risplendendo al contatto con i mari di Ysgard e sollevando enormi ondate che si infransero sulle pareti scogliose che sorreggevano Argentil, il palazzo di Selune. Campi verdi illuminati pallidamente dal riflesso lunare si perdevano in tutte le direzioni, fino ai bordi delle scogliere. Apparentemente spensierate, come lucciole nelle notti d'estate, le shard vagavano fluttuando a due palmi dallo stelo più alto, accompagnando il vento nell'accarezzare l'erba. Le shard apparivano come fanciulle elfe con il corpo avvolto da un tenue bagliore, sufficiente appena a renderle visibili nella notte eterna del reame di Selune. Alcune di loro notarono l'arrivo degli avventurieri, ma erano troppo prese dalle loro faccende per avvicinarsi a curiosare. Restarono lontane, ad ammirare l'immensa luna che illuminava il palazzo, e ad ascoltare il mare.
Gli avventurieri si diressero verso Argentil. Il palazzo di Selune era di dimensioni immense, circondato da mura alte trenta metri e sovrastato da torri la cui sommità si perdeva nel buio della notte. L'intera struttura, illuminata da fuochi danzanti e altre luminescenze magiche, sembrava essere rivestita interamente di argento. Le mura, i merli, gli archi e i bastioni... tutto riluceva come metallo. I quattro oltrepassarono la soglia dell'ingresso, le cui porte erano spalancate e che sembrava non essere sorvegliato da nessuna guardia. Nella vastità dei giardini interni, diversi fuochi in lontananza ospitavano congreghe di fedeli che rendevano omaggio a Selune danzando per lei al ritmo di dei più disparati strumenti musicali. Le melodie di corde e voci furono interrotte dall'incedere minaccioso di una creatura colossale, un golem di argento alto cinque metri che si presentò di fronte agli ospiti accogliendoli con la domanda: "Quali affari vi portano ad Argentil?"
Spiegarono che erano alla ricerca della Scala Infinita, e non aggiunsero molto altro. Il golem si fece lentamente da parte invitandoli ad entrare. Forse all'interno della casa di una divinità, troppa sicurezza non era necessaria. Avanzarono lungo ampi corridoi, le cui pareti vuote e lucide amplificano il senso di grandezza. Poi, dal fondo della sala, si fece avanti una creatura. L'essere strisciava elegantemente su una lunga coda da serpente, le cui squame multicolori richiamavano le tinte delle ali piumate che spuntavano dalla sua schiena. Il torno, le braccia ed il volto erano umanoidi, con le fattezze smagrite di una donna di mezza età. I lineamenti erano coperti da una maschera di argento, liscia, sulla quale erano stati incisi diversi simboli sconosciuti. La creatura era una lillend.
Non si presentò, ma non per questo fu meno gentile con i suoi ospiti. Chiese di essere seguita e scivolò sui pavimenti lucidi inoltrandosi velocemente nelle sale di Argentil. Durante il tragitto, spiegò agli stranieri quanto fosse unica e importante la Scala Infinita. Coacervo di energie caotiche positive, la scala nasceva come sintesi della creatività di tutte le creature senzienti del multiverso, ed attratta da questa stessa creatività si snodava per i vari strati dei piani esterni e interni, dovunque esistesse ispirazione, arte, letteratura, musica o una qualsiasi forma di espressione dell'anima che possa essere detta creativa. Toccando ognuno di questi piani, la scala formava delle zone chiamate "piattaforme" o "atterraggi", appezzamenti di terreno più o meno pianeggianti sui quali si aprivano i passaggi per il piano che era stato sfiorato. Non portali dimensionali, ma aperture vere e proprie. Bastava oltrepassare la soglia, per trovarsi in un altro luogo del multiverso, e imboccando il passaggio nel senso inverso, si tornava alla scala. I lillendi avevano avuto cura della scala per millenni, e avrebbero continuato a farlo per altrettanti millenni, ritenendola l'infinita opera d'arte che celebra tutte le altre opere d'arte.
Giunti al cospetto della scalinata, all'interno di un chiostro circolare ampio una cinquantina di metri, la lillend stese la mano indicando ai viandanti planari i primi scalini della mitica Scala Infinita. Alla base, si trattava di una scalinata di pietra grezza ampia cinque o sei metri, che si avvolgeva su se stessa arrotolandosi lungo un asse invisibile, apparentemente senza alcun sostegno se non quello fornito dagli scalini stessi. Una fitta ragnatela di edere avvolgeva la scala, senza che fosse possibile scorgere dove mettessero radici.
"Alcuni avvertimenti! - disse la lillend - Per prima cosa, se sui viticci dell'edera trovate impresso un simbolo arcano come questo (e indicò uno strano glifo luminescente che giaceva sotto una grossa foglia), sappiate che qui riposa uno dei nostri guardiani lillendi. Egli percepisce tutto quanto accade nei paraggi, ma è fuso con la pianta stessa, in modo che il tempo per lui non trascorra, finché non c'è bisogno di lui. In secondo luogo, non cercate di abbandonare la scala, ed evitate di cadere da essa. La scala infinita è avvolta da un campo di contenimento invisibile, una sorta di velo di protezione, che le impedisce di precipitare all'interno dei piani che essa stessa sfiora. Una creatura che si allontana troppo dai suoi gradini, ad esempio volando, o spostandosi con la magia, rischia si oltrepassare il velo e precipitare in un luogo sconosciuto del multiverso. Considerata la pericolosità della maggior parte di questi luoghi, vi sconsiglierei di provare a farne esperienza."
Il campo base della Gilda dei Viandanti Planari si trovava circa sei ore di risalita dalla base. Gli avventurieri abbandonarono Argentil, e iniziarono la risalita della scala. Il loro obiettivo, un mago di nome Oriam Triscalia, sembrava dimorare presso il campo base di questa Gilda secolare, che riuniva e forniva supporto a tutti i viaggiatori planari che ne volessero far parte. Una tiefling di nome Ghienna aveva incaricato il gruppo di trovare il mago e consegnargli una formula, un compito che a quanto pare lei da sola non era in grado di portare a termine. Scalino dopo scalino, si innalzarono nell'infinito.

giovedì 8 luglio 2010

14 - La questione delle priorità

Celeborn era l'unico sopravvissuto del gruppo di avventurieri che aveva osato sfidare Syojatar, ed era quindi l'unico verso il quale lo yugoloth nutriva desiderio di vendetta. Ma Syojatar non era una bruto senza cervello, al pari di molti suoi alleati. L'ultroloth aveva ben chiara quale fosse la scala delle priorità, e cosa avesse la precedenza. La sua rabbia poteva aspettare, adesso altri affari lo attendevano presso la Città delle Porte, e certo la sua natura immortale gli permetteva di rimandare le faccende personali a vantaggio degli interessi dell'ordine.
Uscendo dal Cosmolabio, aveva inviato un messaggio molto chiaro a quel mezzosangue mascherato da elfo: se avesse osato di nuovo mettere i bastoni tra le ruote all'ordine di Shannok, se la sarebbe vista con lui in persona. Wodan dal canto suo era stato benevolo, l'ordine poteva contare sul consenso di un'ampia porzione di potenze. Nessuno avrebbe intralciato i piani dell'ordine, nessuno tra le potenze, in quanto niente è più prezioso e caro alle divinità dell'equilibrio tra le forze del bene e del male, della legge e del caos.
Syojatar oltrepassò il portale assieme alle sue due massicce guardie del corpo, e una volta a Sigil si trasferì magicamente presso la sede dell'ordine. "Quali novità, mastro yugoloth?" La voce proveniva da una delle balconate di metallo, in alto nella stanza. Vapori venefici appestavano l'aria, ma la medusa non temeva di restarne vittima, e tantomeno lo temeva Syojatar. L'ultroloth si voltò verso di lei, Deliska Jemini, la vestale di Shannok, un'alleata della quale ci si poteva fidare tanto quanto di un tanar'ri. "Nemmeno Wodan ha intenzione di intervenire. - Riferì lo yugoloth - Metà delle divinità sono indifferenti al nostro operato, e l'altra metà è equamente divisa tra l'approvazione e la contrarietà. In una situazione del genere, l'ordine sarà libero di agire come meglio crede." Deliska strinse la ringhiera con fervore. Non proferì altra parola, ma i suoi occhi parlavano al posto della bocca: tutto procedeva a meraviglia. "E gli avventurieri? Li hai sistemati?" Irruppe una terza voce, nell'ombra. La voce apparteneva al sommo custode dei segreti di Shannok, il venerabile Laomar. I due canoloth indietreggiarono non appena quelle parole riecheggiarono nella stanza. "A quanto pare li avevamo sottovalutati. Si sono sistemati da soli, sommo Laomar. - Rispose l'ultroloth, con arroganza. - Tre di loro sono dispersi nel piano etereo, e uno ha preso parte a una spedizione presso Ysgard, dimostrando ignoranza e completa inconsapevolezza del destino."
Il venerabile tornò velocemente ai propri affari, e così fece Deliska. L'ultroloth si era appena liberato del fardello di riferire quanto era accaduto, e ora poteva finalmente riprendere da dove aveva lasciato in sospeso. Sette piattaforme. Sette sigilli. L'enigma di Shannok stava per essere rivelato.