martedì 28 settembre 2010

20 - Hannok al cospetto di Demansiq

Il bagliore del teletrasporto illuminò le pareti lisce e spoglie della monumentale sala del trono. La pietra delle colonne sembrava modellata piuttosto che scolpita, e la loro roccia si fondeva armonicamente con quella del pavimento e dei soffitti, altissimi, squadrati da volte mirabolanti. All'interno della sala, una dozzina di soldati formian, con il corpo coperto da piastre chitinose perfettamente incastonate sul corpo, si voltarono quasi all'unisono verso la luce. Quando Hannok comparve all'interno della stanza, teletrasportato direttamente davanti alla più importante autorità di Kliktrix, si ritrovò dodici lance acuminate puntate addosso. «Sono qui per vedere la regina!» Balbettò. «La regina è scomparsa.» Rispose prontamente un soldato. Hannok sgranò gli occhi. La regina scomparsa? Forse era dispersa, coinvolta nel cedimento della diga in maniera diretta? Ora però non era il momento delle domande. Bisognava avvertire il reggente, chiunque fosse. «Sono Hannok Ringfinger e devo parlare con il reggente. Chi ha reclamato lo scettro reale?» «Demansiq, il mirmarca seicentoundici.» Gli rispose un soldato. «Ti portiamo da lui.» Un modrone spalancò la porta circolare della stanza dove Demansiq stava ricevendo alcuni mirmarchi. All'interno della sala c'era solo un tavolo e alcuni sgabelli formian, nemmeno sufficienti a far sedere tutti i presenti. Lo gnomo fu lasciato ad attendere nel corridoio per qualche minuto, poi le formiche lo invitarono ad entrare. «Hannok Ringfinger! - esordì il reggente - La conosco per fama.» Il reggente era un mirmarca di dimensioni notevoli, con placche bruno-rossastre tirate a lucido e vesti leggere che gli avvolgevano il corpo insettoide. Stringeva in mano lo scettro reale, che lo designava come attuale capo dell'intera comunità formian di Kliktrix. «Sono il reggente Demansiq, - disse il mirmarca, riprendendo la parola - e mi dispiace di non potervi accogliere in una sede di maggior conforto, ma la sala del consiglio è stata adibita a rifugio temporaneo per gli operai senza nido, come molte altre zone della corte.» «Capisco... - disse Hannok, lanciando un'occhiata agli altri formian nella stanza. - Devo discutere con voi del morbo.» «Quale morbo?» Il reggente sembrava seriamente sorpreso. Hannok provò a spiegare. Non era facile. Non si trattava di una malattia naturale, né di una maledizione. Il morbo si diffondeva privando di parte del senno ogni persona contagiata. Iniziativa, ardore, ispirazione, creatività, coraggio. Hannok descrisse con dovizia di particolari l'assenza di ognuna di queste emozioni, fintanto che era stato preda del morbo. A quel punto Demansiq comprese. «Sono gli stessi sintomi che ha descritto Ktasi... l'ha chiamata "oscurità di ferro" e ci ha avvertiti di non sottovalutarla...» «Se voi mirmarchi vi foste affacciati a dare un'occhiata nei campi di lavoro, presso la diga, vi sareste accorti di molti operai che sedevano ciondolando senza desiderio alcuno di svolgere qualsivoglia mansione!» Hannok puntava il suo piccolo dito verso i formian nella stanza. «E voi, come siete guarito dall'oscurità di ferro?» Domandò uno dei saggi. Hannok si voltò, come per guardarsi indietro, poi si grattò la testa. Che diavolo di fine avevano fatto quegli avventurieri?

2 commenti:

gerrok ha detto...

quelli morti?

Bigio ha detto...

quelli che avrebbero dovuto seguirlo, di lì a poco... :)