venerdì 9 luglio 2010

15 - La Scala Infinita

Il velo della notte si squarciò per un istante, nel momento in cui i quattro pellegrini giunsero presso i Cancelli della Luna. Le stelle precipitarono in mare per un istante, risplendendo al contatto con i mari di Ysgard e sollevando enormi ondate che si infransero sulle pareti scogliose che sorreggevano Argentil, il palazzo di Selune. Campi verdi illuminati pallidamente dal riflesso lunare si perdevano in tutte le direzioni, fino ai bordi delle scogliere. Apparentemente spensierate, come lucciole nelle notti d'estate, le shard vagavano fluttuando a due palmi dallo stelo più alto, accompagnando il vento nell'accarezzare l'erba. Le shard apparivano come fanciulle elfe con il corpo avvolto da un tenue bagliore, sufficiente appena a renderle visibili nella notte eterna del reame di Selune. Alcune di loro notarono l'arrivo degli avventurieri, ma erano troppo prese dalle loro faccende per avvicinarsi a curiosare. Restarono lontane, ad ammirare l'immensa luna che illuminava il palazzo, e ad ascoltare il mare.
Gli avventurieri si diressero verso Argentil. Il palazzo di Selune era di dimensioni immense, circondato da mura alte trenta metri e sovrastato da torri la cui sommità si perdeva nel buio della notte. L'intera struttura, illuminata da fuochi danzanti e altre luminescenze magiche, sembrava essere rivestita interamente di argento. Le mura, i merli, gli archi e i bastioni... tutto riluceva come metallo. I quattro oltrepassarono la soglia dell'ingresso, le cui porte erano spalancate e che sembrava non essere sorvegliato da nessuna guardia. Nella vastità dei giardini interni, diversi fuochi in lontananza ospitavano congreghe di fedeli che rendevano omaggio a Selune danzando per lei al ritmo di dei più disparati strumenti musicali. Le melodie di corde e voci furono interrotte dall'incedere minaccioso di una creatura colossale, un golem di argento alto cinque metri che si presentò di fronte agli ospiti accogliendoli con la domanda: "Quali affari vi portano ad Argentil?"
Spiegarono che erano alla ricerca della Scala Infinita, e non aggiunsero molto altro. Il golem si fece lentamente da parte invitandoli ad entrare. Forse all'interno della casa di una divinità, troppa sicurezza non era necessaria. Avanzarono lungo ampi corridoi, le cui pareti vuote e lucide amplificano il senso di grandezza. Poi, dal fondo della sala, si fece avanti una creatura. L'essere strisciava elegantemente su una lunga coda da serpente, le cui squame multicolori richiamavano le tinte delle ali piumate che spuntavano dalla sua schiena. Il torno, le braccia ed il volto erano umanoidi, con le fattezze smagrite di una donna di mezza età. I lineamenti erano coperti da una maschera di argento, liscia, sulla quale erano stati incisi diversi simboli sconosciuti. La creatura era una lillend.
Non si presentò, ma non per questo fu meno gentile con i suoi ospiti. Chiese di essere seguita e scivolò sui pavimenti lucidi inoltrandosi velocemente nelle sale di Argentil. Durante il tragitto, spiegò agli stranieri quanto fosse unica e importante la Scala Infinita. Coacervo di energie caotiche positive, la scala nasceva come sintesi della creatività di tutte le creature senzienti del multiverso, ed attratta da questa stessa creatività si snodava per i vari strati dei piani esterni e interni, dovunque esistesse ispirazione, arte, letteratura, musica o una qualsiasi forma di espressione dell'anima che possa essere detta creativa. Toccando ognuno di questi piani, la scala formava delle zone chiamate "piattaforme" o "atterraggi", appezzamenti di terreno più o meno pianeggianti sui quali si aprivano i passaggi per il piano che era stato sfiorato. Non portali dimensionali, ma aperture vere e proprie. Bastava oltrepassare la soglia, per trovarsi in un altro luogo del multiverso, e imboccando il passaggio nel senso inverso, si tornava alla scala. I lillendi avevano avuto cura della scala per millenni, e avrebbero continuato a farlo per altrettanti millenni, ritenendola l'infinita opera d'arte che celebra tutte le altre opere d'arte.
Giunti al cospetto della scalinata, all'interno di un chiostro circolare ampio una cinquantina di metri, la lillend stese la mano indicando ai viandanti planari i primi scalini della mitica Scala Infinita. Alla base, si trattava di una scalinata di pietra grezza ampia cinque o sei metri, che si avvolgeva su se stessa arrotolandosi lungo un asse invisibile, apparentemente senza alcun sostegno se non quello fornito dagli scalini stessi. Una fitta ragnatela di edere avvolgeva la scala, senza che fosse possibile scorgere dove mettessero radici.
"Alcuni avvertimenti! - disse la lillend - Per prima cosa, se sui viticci dell'edera trovate impresso un simbolo arcano come questo (e indicò uno strano glifo luminescente che giaceva sotto una grossa foglia), sappiate che qui riposa uno dei nostri guardiani lillendi. Egli percepisce tutto quanto accade nei paraggi, ma è fuso con la pianta stessa, in modo che il tempo per lui non trascorra, finché non c'è bisogno di lui. In secondo luogo, non cercate di abbandonare la scala, ed evitate di cadere da essa. La scala infinita è avvolta da un campo di contenimento invisibile, una sorta di velo di protezione, che le impedisce di precipitare all'interno dei piani che essa stessa sfiora. Una creatura che si allontana troppo dai suoi gradini, ad esempio volando, o spostandosi con la magia, rischia si oltrepassare il velo e precipitare in un luogo sconosciuto del multiverso. Considerata la pericolosità della maggior parte di questi luoghi, vi sconsiglierei di provare a farne esperienza."
Il campo base della Gilda dei Viandanti Planari si trovava circa sei ore di risalita dalla base. Gli avventurieri abbandonarono Argentil, e iniziarono la risalita della scala. Il loro obiettivo, un mago di nome Oriam Triscalia, sembrava dimorare presso il campo base di questa Gilda secolare, che riuniva e forniva supporto a tutti i viaggiatori planari che ne volessero far parte. Una tiefling di nome Ghienna aveva incaricato il gruppo di trovare il mago e consegnargli una formula, un compito che a quanto pare lei da sola non era in grado di portare a termine. Scalino dopo scalino, si innalzarono nell'infinito.

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