sabato 14 novembre 2009

9 - Visita alla Torre dei Sospiri

Carnelia de Belcadiz si voltò, e anche se il cappuccio sul suo capo era sufficiente a nasconderle il volto, il capitano della scorta intuì immediatamente le intenzioni della principessa.
"Mia Signora, - sussurrò - non possiamo permetterle di entrare senza una scorta! Sta mettendo la sua vita in serio pericolo!"
Dona Carnelia abbassò lo sguardo. Il corridoio umido, freddo e poco illuminato le ricordava tutte le altre volte che era dovuta scendere nei sotterranei della Torre dei Sospiri, per parlare con un prigioniero. Ma stavolta era diverso, il prigioniero non era il solito mercenario al soldo di qualche casato che aveva maldestramente cercato di metterle un bastone tra le ruote. Stavolta il prigioniero era un Marut, uno degli inevitabili che aveva cercato di uccidere gli stessi avventurieri che aveva appena assoldato.

Appena li aveva visti, nella sala della caccia, che usualmente Carnelia usava come sala d'attesa per gli ospiti senza titolo nobiliare, aveva capito immediatamente che si trattava di avventurieri. Armi nel fodero, zaini ingombranti, ampi mantelli a coprire le armature, cicatrici sulla pelle e lo sguardo ingenuo di chi ha scelto come mestiere quello più pericoloso di tutti. Tuttavia, avevano deciso di presentarsi tutti come il seguito di uno di loro, un mago, un tale Laxarus. Il solo fatto che un sedicente mago viaggi con una scorta di mercenari come servitori, a Glantri sarebbe visto con sospetto. Carnelia però era incuriosita, e il suo ciambellano sembrava convinto che potessero essere "utili", il che significa "manipolabili". Parlando con loro li aveva trovati fortemente motivati. Erano interessati a trattare con i maridiani, un compito che persino Ricardo aveva rifiutato. Perché volessero farlo? A Carnelia non interessava. Gli avventurieri le avevano assicurato che non avevano intenzione di farsi un nome affrontando gli oligarchi di Maridia (anche perché, in tal caso l'unico nome che si sarebbero fatti era quello scolpito sulla loro lapide). Era stata chiara con loro, avrebbero potuto condurre il negoziato in piena libertà, scambiando la libertà di Nogard per qualsiasi cosa, ma Carnelia aveva imposto loro un minimo: l'esclusiva al casato de Belcadiz nell'acquisto di oggetti magici da Maridia. Ottenere di più e di meglio sarebbe stato alle loro capacità diplomatiche, e a Carnelia non interessava veramente come sarebbe andata a finire. Se gli avventurieri avessero portato a termine il negoziato con successo, il casato ne avrebbe guadagnato, e se gli avventurieri fossero stati trucidati, nessuno del suo casato sarebbe stato coinvolto e lei si sarebbe liberata di Nogard.

"Non temete per me, -rispose l'elfa al capitano - so badare a me stessa. E in ogni caso, Cortazar mi assisterà. Ho bisogno di porre alcune domande al Marut, prima che arrivino gli avventurieri."
Il capitano deglutì e annuì lasciando trapelare un evidente nervosismo. La principessa si calò il cappuccio sulle spalle, aprì la porta ed entrò.
"Dona Carnelia! - Cortazar, il carceriere dei de Belcadiz, la accolse carolosamente vedendola entrare - Siete radiosa come al solito."
"Smettetela con le lusighe, Cortazar. Sono stata scortata qui in piena notte dopo una festa di quattro ore, non ho intenzione di perdere tempo in convenevoli, soprattutto se fuori luogo."
Carnelia abbandonò lo sguardo severo quando i suoi occhi si abituarono all'oscurità della stanza. Al centro della sala circolare, buia e lugubre come tutto il resto dei sotterranei, stava immobile un corpo, in piedi. Il corpo era pieno di cicatrici e tatuaggi, massiccio nella muscolatura, completamente nudo, paralizzato dalla magia. Sembrava di essere al cospetto di una statua vivente, la statua di un qualche dio della guerra.
"Oh sì, certo... ho preparato Nogard per i negoziatori, come mi avete ordinato. Potete avvicinarvi senza timore, è ancora sotto stasi."
Carnelia si fece avanti. Sollevò lentamente la mano sinistra e pronunciando alcune parole magiche, illuminò le proprie dita con il bagliore di una luce magica. Il corpo di Nogard non respirava nemmeno, cristallizzato in un istante di tempo, le mani giunte sul petto, il capo leggermente chino in avanti, gli occhi chiusi. "Impressionante, vero? - commentò Cortazar - Si raccontano molte leggende sugli oligarchi. Si dice che abbiano sfidato gli dei, viaggiato fino al fondo degli inferi, raggiunto il grado di divinità essi stessi..."
L'elfa restò in silenzio per qualche secondo, immersa nei suoi pensieri. Poi voltò la luce verso il carceriere.
"Portami dal Marut. Ho poco tempo. Ho consigliato loro di parlare con te il prima possibile."
"Ma certo mia Signora, - rispose Cortazar - da questa parte."

Il Marut era stato catturato dagli Abiuratori della milizia di Glantri mentre cercava di attraversare una torre sfondando un muro dopo l'altro. Il rapporto parlava di un feroce scontro su una delle terrazze della città. A quanto pare due inevitabili avevano attaccato gli avventurieri, senza curarsi della gente che riempiva la piazza sospesa al tramonto. Molti cittadini erano rimasti uccisi, vittime dei colpi magici scagliati da entrambe le parti, ma nell'udienza preliminare il Consiglio aveva scagionato il gruppo da ogni accusa. Certo, ci sarebbero stati altre due sedute in futuro, e infine il giudizio della Corte Suprema, e questa prima assoluzione si sarebbe potuta trasformare in una condanna, ma per ora gli avventurieri ne erano usciti puliti.
Tuttavia, anche se per Glantri il gruppo era innocente, era evidente che non lo erano per le autorità di Mechanus. Dona Carnelia doveva sapere. "Il prigioniero è a sua disposizione per tutto il tempo che vuole, mia Signora. - disse Cortazar invitandola a entrare nella cella. - Io sarò qui fuori, se avrà bisogno di qualcosa, mi chiami."
"Grazie Cortazar." Ringrazio la principessa. Poi chinò il capo e scomparve all'interno della cella dove era stato rinchiuso l'inevitabile.

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